Ci capita più spesso di quanto pensiamo e succede per un motivo specifico che in linguistica ha un nome eloquente

Partiamo così, con uno “strafalcione”, come avrebbe detto una nostra maestra delle elementari. Un errore grammaticale, senza dubbio, che non giova alla percezione che gli altri hanno della nostra cultura. Ma che tutto sommato, santo cielo, può capitare, soprattutto quando parliamo.

La faccenda della differenza tra ciò che è orale e ciò che è scritto dovrebbe essere chiara anche ai sassi ormai. Nello scritto, soprattutto in contesti formali come la scuola e il lavoro, dovremmo stare più attenti. Nel parlato, qualche scivolata può capitare, con buona pace dei gramma-nazi.

E capita davvero a tutti, state bene attenti. Per esempio, in una recente puntata del Milionario, Gerry Scotti ha commentato così la risposta esatta del concorrente: «abbiamo capito il simbolo della Apple da dove provenga». Per alcuni di voi questa frase potrebbe non suscitare alcun dubbio: è corretta, finita lì. Ma a ben vedere qualcosina non quadra.

Come potrete sospettare il fattaccio riguarda l’ultimo verbo. Gerry Scotti, la cui cultura è senza dubbio alta, ha messo in atto un fenomeno che in linguistica si chiama ipercorrettismo. In sostanza ha sostituito un verbo all’indicativo (proviene) con uno al modo congiuntivo, convinto inconsapevolmente che quella fosse la forma più adatta, anche – ma non solo – perché più alta da un punto di vista del registro.

In pratica in questi casi ci capita di schiaffare un congiuntivo – modo verbale che ci dà un tono – dove formalmente non ci andrebbe. Ci iper-correggiamo per l’appunto, andando oltre la regola grammaticale insomma.

Vale la pena ricordare che l’uso del congiuntivo è regolato in teoria da certe norme (qualcuna la trovate spiegata nel dettaglio qui sulla Treccani). Non entriamo nel dettaglio ma dobbiamo ricordare ameno un elemento: il congiuntivo è il modo verbale dell’incertezza, del dubbio e della probabilità. 

Quindi quando non sappiamo se ricorrere all’indicativo (modo della certezza, cioè dei fatti sicuri) o al congiuntivo, per prima cosa dobbiamo chiederci se ciò che stiamo scrivendo sia un fatto, un dato certo, o se nella frase ci sia un velo di incertezza. Pensate a tutte le frasi introdotte da verbi tipo sospetto, dubito, non sono certo che: qui non ci piove, dopo dovremmo continuare con un congiuntivo. 

Nella frase di Scotti, invece, si parla di un dato che si è compreso, la provenienza di un logo. Quindi qui servirebbe un indicativo; se riordiniamo la frase forse ci appare più evidente: abbiamo capito da dove proviene il simbolo della Apple. Vi suona meglio? A me sì, anche se i dubbi sono sempre dietro l’angolo.

Detto ciò, siamo nella forma parlata della lingua, per di più in televisione – con lo stress connesso alla situazione – e a fine puntata. Insomma, un errore assolutamente trascurabile o per lo meno pienamente comprensibile (la accendiamo).

(Nella foto un momento del Milionario).

17 risposte a “Quando usiamo il congiuntivo anche se non ci andasse”

  1. Avrei fatto lo stesso errore anch’io. Grazie per la spiegazione.

    1. Grazie a te per il tempo dedicato all’articolo! Comunque restiamo convinti che sbagliare un congiuntivo (soprattutto come questo) non sia la fine del mondo…

  2. L’errore di Gerry Scotti, che è veniale, come giustamente dici, è dovuto soprattutto all’ordine delle parole (parlando si commettono facilmente piccoli errori). Se non avesse anticipato “il simbolo della Apple”, probabilmente non avrebbe usato il congiuntivo. Tu, giustamente, anticipando il verbo, rendi la frase più scorrevole e non cadi nell’ipercorrettismo.

    1. Sì Alessandro, concordo assolutamente. Grazie per il tuo commento

  3. Sinceramente questo articolo è l’equivalente di una fake news grammaticale. Scotti non ha fatto nessun errore. Nella maggioranza dei casi, il congiuntivo nelle subordinate ha valore unicamente diafasico (di registro). Per non complicare troppo la grammatica, molti grammatici si sono inventati la storiella del modo dell’irrealtà, ma è fantagrammatica. Quel congiuntivo non apporta nessun particolare valore semantico.

    In generale, ricordiamo sempre che sono gli italiani che fanno la lingua. I grammatici arrivano dopo a descriverla. Non ha senso affermare che un italiano colto abbia sbagliato secondo una regola (regola fatta da chi, poi? Con qual’autorità?) Semmai occorre chiedersi come aggiornare le regole se un dato uso diventa comune. Nel caso di Scotti poi, quell’uso del congiuntivo è addirittura maggioritario nei registri alti.

    1. Grazie Luca per il tuo commento che apporta un ulteriore spunto di riflessione. Lungi da noi assumere il punto di vista degli accademici che bacchettano Scotti; anzi, qui abbiamo cercato di accarezzare la faccenda del chi “fa” le regole: https://linguinsta.com/2020/01/06/sbagliato-giusto-corretto-linguaggio/ In questo articolo il nocciolo è il fenomeno dell’ipercorrettismo che, proprio come dici tu, ha a che fare non solo con la dimensione situazionale (diafasica), ma anche quella sociale (diastratica).

      1. Allora riporto anche il mio articolo sul congiuntivo che le due variabili diafasica e diastratica da te citate le integra nella discussione:

        https://www.lavocedinewyork.com/arts/lingua-italiana/2019/10/25/il-congiuntivo-italiano-cari-studenti-stranieri-attenti-alla-fantagrammatica/

        Saluti

      2. ottimo! grazie mille Luca

  4. […] difficilmente arrestabili con buona pace di tutti coloro che – me compreso – amano il congiuntivo o l’uso grammaticalmente corretto del piuttosto che. È triste per alcuni, ma la lingua viene […]

  5. […] se non ricordo male dovuto a ipercorrettismo (che è una cosuccia proprio interessante, leggete qui se volete capirci qualcosa in più). Cavour (/ka’vur/) diventa così Càvour, con l’accento […]

  6. […] congiuntivo che scappa in un messaggio di WhatsApp non ha lo stesso “peso” di una dimenticanza analoga in […]

  7. […] Un congiuntivo che scappa in un messaggio di WhatsApp non ha lo stesso “peso” di una dimenticanza analoga in un tema scolastico o in una presentazione di lavoro. Questo perché anche le nostre attese nei confronti di una presunta perfezione linguistica variano nei diversi luoghi (fisici e digitali) in cui scriviamo e parliamo. Quindi alla domanda «ma è giusto dire così?», un’altra risposta molto da linguista è «dipende dalla situazione in cui lo dici». […]

  8. […] Un congiuntivo che scappa in un messaggio di WhatsApp non ha lo stesso “peso” di una dimenticanza analoga in un tema scolastico o in una presentazione di lavoro. Questo perché anche le nostre attese nei confronti di una presunta perfezione linguistica variano nei diversi luoghi (fisici e digitali) in cui scriviamo e parliamo. Quindi alla domanda «ma è giusto dire così?», un’altra risposta molto da linguista è «dipende dalla situazione in cui lo dici». […]

  9. […] Un congiuntivo che scappa in un messaggio di WhatsApp non ha lo stesso “peso” di una dimenticanza analoga in un tema scolastico o in una presentazione di lavoro. Questo perché anche le nostre attese nei confronti di una presunta perfezione linguistica variano nei diversi luoghi (fisici e digitali) in cui scriviamo e parliamo. Quindi alla domanda «ma è giusto dire così?», un’altra risposta molto da linguista è «dipende dalla situazione in cui lo dici». […]

  10. […] Un congiuntivo che scappa in un messaggio di WhatsApp non ha lo stesso “peso” di una dimenticanza analoga in un tema scolastico o in una presentazione di lavoro. Questo perché anche le nostre attese nei confronti di una presunta perfezione linguistica variano nei diversi luoghi (fisici e digitali) in cui scriviamo e parliamo. Quindi alla domanda «ma è giusto dire così?», un’altra risposta molto da linguista è «dipende dalla situazione in cui lo dici». […]

  11. Pensavo questa sindrome si chiamasse “congiuntivite” 😜

    1. è corretto dire” sapevo dove fossi andato a tirare ” ?

      grazie per la risposta

Scrivi una risposta a Come si dice: la pronuncia corretta di Biden – Linguinsta Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In voga