Sembra impossibile ma l’italiano è imparentato con l’inglese, l’armeno e perfino l’hindi. Ecco in che modo funziona la famiglia linguistica
Sa un po’ di breaking news, vero? Vi immaginate per dire il signor Olandese e la signora Francese che si incontrano, si piacciono e – stacco di camera – tre anni più tardi hanno la bifamiliare con giardino, golden retriever e una linguina che gattona sull’erba? Anche le lingue hanno diritto all’immaginario stile Mulino Bianco.
Ma uscendo da questo film, possiamo dire che sì, esistono le famiglie linguistiche. Chiariamolo subito: non c’è copulazione, fornicazione, sesso, insomma; e non c’è, soprattutto, un padre. Un po’ ingiusto, direte voi. Eppure, di fatto è così: nelle scienze del linguaggio le famiglie sono tutte al femminile. Esistono lingue madri (che non c’entra una mazza con la madrelingua, nè), lingue sorelle e lingue figlie. La linea di discendenza passa solo dalle donne.
L’immagine di una famiglia serve più che altro a visualizzare l’evoluzione linguistica. Sappiamo che le lingue cambiano, si evolvono. A scuola qualcuno avrebbe dovuto spiegarci – e in molti casi lo ha fatto – che dall’indoeuropeo, una lingua antichissima e scomparsa da un pezzo, deriva il latino che a sua volta ha generato l’italiano e le altre lingue romanze o neolatine.
Tutto chiaro fin qui? È importante, se no poi vi perdete per strada e non mi leggete più gli articoli. Ecco: il latino quindi è la madre dell’italiano. Tutti noi sappiamo poi che l’italiano assomiglia molto allo spagnolo – castigliano, più tecnicamente – e un po’ pure al francese. Il motivo dovrebbe essere chiaro a questo punto: queste tre lingue sono sorelle, appartengono cioè allo stesso gruppo linguistico.
Ma andando a scavare un po’ di più, si scopre che l’italiano è imparentato anche con l’inglese e il norvegese (che appartengono al gruppo germanico), il polacco e il bulgaro (lingue slave) e perfino il curdo, l’hindi e l’armeno. Tutte queste lingue sono in qualche modo cugine – questa classificazione non è tecnica, ma aiuta a capire la faccenda – nella grande famiglia delle lingue indoeuropee che conta quasi 150 lingue diverse. Una piccola prova di ciò è la somiglianza della parola che indica il concetto di padre: il termine ricostruito indoeuropeo era pəter non molto diverso dal latino pater (da cui deriva il nostro padre) e chiaramente legato al sanscrito pitar e, dopo diverse trasformazioni, all’inglese father.
Attenzione perché non sono tutte così vicine geograficamente. Pensate anche solo all’hindi, che è per l’appunto parlato in India; chi direbbe mai che possa essere legato all’italiano? Viceversa, può succedere che una lingua più vicina sulla cartina geografica come l’ungherese appartenga in realtà a un’altra famiglia linguistica. In Europa, infatti, esistono più famiglie linguistiche – anche se quella indoeuropea è predominante – fra cui quella uralica che oltre all’ungherese include, ad esempio, il finlandese.
Intricato, ma affascinante, che ne dite?
(Foto: Colin Maynard su Unsplash).