Come si dice Andrà tutto bene nei dialetti Italiani?

Abbiamo raccolto un po’ di modi di “tradurre” queste parole così piene di speranza; e nel tuo dialetto come si dice?

Andrà tutto bene: tre parole pregne di significato in questi mesi. Ce le ripetiamo spesso, le condividiamo sui social, ce lo auguriamo ripetutamente nella speranza che alle parole, queste parole, seguano i fatti.

Una sorta di rito magico collettivo, insomma. Dopotutto, anche Silente (e se lo dice lui!) nell’ultimo episodio della saga di Harry Potter sostiene che le parole sono quanto di più magico disponiamo.

Tutti o quasi ricorriamo alla formula dell’italiano standard (se vuoi chiarirti le idee su questo concetto, leggi un po’ qui); tuttavia, moltissimi italiani sono di fatto bilingui: conoscono e usano due sistemi linguistici, uno dei quali è il dialetto della terra in cui sono nati e cresciuti.

E allora vi abbiamo chiesto come questa “formula magica” si dovrebbe tradurre nel vostro dialetto. Una frasetta che al primo approccio sembra tutto sommato semplice. Eppure, non sono pochi coloro che hanno constatato qualche difficoltà nel rendere fedelmente quel verbo al futuro, andrà. Soprattutto nei dialetti meridionali, il tempo futuro per molti degli intervistati semplicemente non esiste. O meglio, esiste ma il suo uso deve essere piuttosto limitato e nel momento in cui occorre tradurre un futuro italiano, il processo crea qualche problemino.

Tutto e bene sollevano meno dubbi, ma è comprensibile perché sono due termini che fanno parte del nostro lessico fondamentale. A dire il vero anche il verbo andare, ma la faccenda viene complicata dal fatto che si tratta di un verbo irregolare (io vado, io andavo) e dal tempo al futuro.

Dal Friuli a Marsala, nella galleria di immagini che trovate qui sotto abbiamo raccolto il vostro modo di esprimere questo messaggio di speranza. E pazienza se qualche accento o segno diacritico non è perfetto; pazienza anche se la traduzione non è letterale o ricorre, ad esempio, a un modo di dire che ha un significato analogo (è il caso del napoletano e del siciliano con esiti poetici).

Sì, perché in questi momenti possiamo dire senza troppi timori che è la sostanza quella che conta e non la forma (linguistica).