Catcalling, il significato di un fenomeno che non ci fa onore

Il catcalling chiama in causa il modo in cui interpretiamo il corpo femminile e la possibilità, non remota, che un apprezzamento risulti imbarazzante

In questi giorni si parla molto di una parola inglese, catcalling; un anglismo – necessario?, forse no e qui si capisce il perché – che indica la malsana pratica di urlare per strada a una ragazza un apprezzamento più o meno volgare sul suo aspetto fisico. Un fenomeno contro cui si è scagliata Aurora Ramazzotti, scatenando reazioni avverse che sono in larga parte imbarazzanti per un Paese che dice di lottare per le pari opportunità e per l’emancipazione delle donne.

A bbona, ammazza che bocce, che culo da urlo: le declinazioni possono essere moltissime, ma in genere riguardano parti del corpo legate all’atto sessuale. Lo Urban Dictionary, infatti, parla esplicitamente di rude sexual remarks. Un neologismo, questo, che dovrebbe far riflettere sul modo in cui il corpo femminile è raccontato, descritto, commentato e in generale interpretato nel nostro Paese, dove resistono cospicue sacche di maschilismo.

Non sono pochi coloro – uomini e donne – che di fronte al catcalling tendono a minimizzare: «ma dai, è solo un apprezzamento». Forse sì, nasce come un complimento, ma l’effetto che produce potrebbe essere sgradevole; è un caso esemplare di come spesso ciò che diciamo con le “migliori intenzioni” può di fatto ferire il destinatario (ve ne abbiamo parlato qui).

Io non sono certo che se un uomo con un bel culo ricevesse fischi da parte di altri uomini e – più difficile – da altre donne ogni volta che mette il naso fuori da casa, si sentirebbe alla lunga così lusingato. Essere oggetto di attenzioni sessuali – sì, sono sessuali – può essere molto fastidioso se chi le esplicita non è autorizzato a farle. Semplicemente il catcalling può essere molto sgradito e tanto basta per piantarla di fare i machi da quattro soldi.

Certo, non è un discorso valido per tutti, ma nel dubbio se rischiamo di ferire una persona o metterla “semplicemente” in imbarazzo o a disagio, perché farlo? Un uomo che fischia per strada a una giovane ragazza dalle forme seducenti o con un abito scollato si sente forse più maschio? Più virile? Più fiducioso nelle proprie capacità seduttive?

E ancora: a cosa dovrebbe portare quel fischio, quel a bbona? Se l’obbiettivo è quello di un approccio, non credo che questa sia la strada maestra; anche perché in genere l’uomo si dà al catcalling quando è in macchina; scatta il verde e ciao, grazie, arrivederci.

Viene il legittimo dubbio che quell’apprezzamento, che quando è volgare non può mai essere interpretato come innocuo, riguardi più il mittente che il destinatario. Un po’ come quando con un regalo, pensiamo più alla nostra personale soddisfazione che alla felicità di chi lo riceve. E la dimostrazione di ciò viene spesso dalla reazione dell’uomo nel momento in cui la ragazza reagisce negativamente: i toni in genere si scaldano e l’epilogo è spesso infelice.