I danni incalcolabili dell’accento a semicerchio che ci hanno insegnato

A baffo, a cappellino, a semicerchio: i nomi di fantasia non mancano per uno dei principali errori che abbiamo imparato alle elementari

Crescendo molti di noi si accorgono di un fatto che sembra paradossale: a scuola ci hanno insegnato degli errori, delle nozioni – sì, in Italia ci trasmettono prevalentemente queste al di là delle numerose dichiarazioni di intenti di segno opposto – sbagliate. Alcune di queste riguardano l’italiano e spesso ci sono state trasmesse alle elementari. Il risultato è che ce le siamo portate avanti per molti anni, fintanto che un’altra docente non ci ha mostrato una strada più convincente.

L’accentazione delle parole nella stragrande maggioranza dei casi rientra negli errori insegnati a scuola. Generazioni di studenti (non tutti, per carità) sono cresciuti segnando un bel “cappellino” o un “baffo” sopra alle vocali – ricordiamolo, in italiano solo queste possono essere accentate – su cui cadeva l’accento.

E ora mi chiedo e mi domando: ma perché mai? D’accordo, alle elementari si tende a semplificare alcuni concetti (le condizioni in cui lavorano le maestre sono spesso da equilibrista), ma perché insegnare un segno grafico che di fatto non esiste nella nostra lingua scritta? Quelli che in italiano segnalano dove cade l’accento – dove cioè aumentiamo l’intensità della voce – non sono affatto un baffetto, non assomigliano a una parentesi tonda con la pancia in giù. Sono semmai due sbarrette che non solo indicano dove cade l’accento, ma in alcuni casi anche se quella vocale lì è chiusa (/) o è aperta (\).

E già, le e e le o, quando sono toniche, cioè quando cade su di loro l’accento, possono avere due suoni differenti; ma questo benedetto accento lo segniamo nella lingua scritta solo se queste vocali sono alla fine di una parola. Lì possiamo capire dallo scritto che qualcosina cambia tra la e di caffè e quella di affinché. Ma quando queste vocali sono all’interno di una parola ci attacchiamo al tram. Eppure questa differenza fra e e o aperte e chiuse, magia e stupore, porta il numero delle vocali della lingua italiana standard a sette e non a cinque come ripetiamo pappagallescamente alle elementari.

Ma torniamo all’accento a baffetto. Scritto e riscritto per anni ci ha trasmesso l’impressione che esistesse un unico accento, peraltro graficamente sbagliato. Un piccolo fatto dalle conseguenze notevoli sulla nostra consapevolezza linguistica. Sì, perché quanti di noi fino alle superiori sapevano che in italiano ci sono accenti gravi e acuti? E soprattutto che questi due accenti possono cambiare il significato di una parola? Già, perché ci sono coppie di parole che si distinguono proprio soltanto per la qualità di quel suono lì. Ormai lo sanno anche i sassi che pèsca è diverso da pésca: il primo indica il frutto, il secondo l’azione di tirar fuori dall’acqua dei pesci.

Attenzione, ripetiamolo, non scriviamo gli accenti tonici a meno che questi non cadano sull’ultima sillaba. Quando questa evenienza prende forma, però, possiamo sapere che percentualmente saranno di più quelli gravi (\). Questo perché a, i, u sono sempre indicate con questo accento insieme alle e e alle o aperte. Ma affinché, per esempio, ha una e chiusa e quindi va accentato nel “verso opposto”.

Ma sto accento a pancino/baffetto quindi se lo sono inventato le nostra maestre nel corso di un sabba per complicare la vita linguistica dei futuri alunni? Nient’affatto: quel segno grafico lì esiste eccome e in latino – ma anche in altre lingue – serve a indicare che una sillaba è breve; in altri sistemi linguistici assolve ad altri scopi, ma qui non ci possiamo addentrare nella faccenda. Probabilmente c’è anche una spiegazione tipografica: molti libri di testo un po’ datati riportavano l’accento a pancino invece che quello corretto e questo potrebbe aver condizionato docenti privi di elementi base di fonetica dell’italiano (che ancora oggi spesso mancano, purtroppo).

Quindi cari docenti di tutti gli ordini e gradi, d’ora in poi risparmiate tutto ciò ai vostri alunni e cancellate tutti i baffetti dalle vostre lavagne.

[Confessione: sì, con incalcolabili nel titolo abbiamo calcato la mano (perdonaci)].