45mila euro di multa per chi schernisce l’accento di una persona

Lo prevede la proposta di legge sulla glottofobia che sta facendo il suo percorso per l’approvazione in Francia

Di più, si può rischiare perfino il carcere. Sembra una burla ma non è così: i cugini d’oltralpe stanno valutando una proposta di legge che se approvata istituirebbe il reato di glottofobia. In una lotta senza quartiere alle discriminazioni, ora in Francia si colpiscono così anche coloro che si prendono gioco dell’accento di una persona.

I legislatori francesi puntano a punire soprattutto le discriminazioni basate sull’accento che prendono forma nel contesto professionale. E la proposta di legge avanzata dal deputato Christophe Euzet intende in questo modo proteggere soprattutto quei lavoratori che non hanno un accento standard, ma un’inflessione dialettale marcata, secondo quanto spiega Alessio Foderi su Wired. Approvata dalla camera bassa, la legge attende il via libera definitivo dal Senato; ma stando al plebiscito (solo 3 i voti contrari) ottenuto nella prima fase del processo di approvazione, viene da pensare che non incontrerà molti ostacoli.

Ma il proprio accento può determinare così tanti problemi? In Francia sì, e con effetti più profondi rispetto all’Italia dove possiamo scherzare su qualche accento regionale (pensate a quanto buffo può essere quello marchigiano, ad esempio), ma sempre in modo piuttosto bonario. I francesi invece sono più soggetti a una vera e propria derisione per questo tratto linguistico: per loro può diventare un problema con conseguenze sociali. Sembra infatti che un accento non standard possa generare ostacoli in situazioni pubbliche legate alla realizzazione personale, fra cui colloqui di lavoro, esami e interviste.

L’accento, insomma, come spesso accade con ciò che riguarda la lingua, diventa un tratto identitario che può essere oggetto di stigma sociale. Incide sul posizionamento di un parlante all’interno della società, un po’ come accadeva (e in parte ancora accade) nel Regno Unito. Un processo di stigmatizzazione che negli anni passati veniva addirittura incoraggiato dalle stesse istituzioni, soprattutto scolastiche (anche in Italia con i dialetti non ci andavano leggeri a scuola nel Novecento), ma che adesso deve risultare insopportabile per una nazione che da secoli include fra i suoi principi fondanti l’uguaglianza.

(Foto: unsplash.com).