Le vere ragioni per cui le prime parole dei bimbi sono mamma e papà

Oltre ai motivi affettivi che vogliamo individuare nella produzione di queste due parole, ci sono importanti ragioni linguistiche

Ogni genitore attende con ansia le prime parole del suo bambino. È un momento memorabile perché nostro figlio inizia a comunicare con noi e in generale con il mondo.

Imparare a parlare è un processo tutt’altro che semplice. Semplificando moltissimo ognuno di noi inizia a produrre dei suoni indistinti che non corrispondono a veri e propri fonemi. Poi arriva il momento chiamato tecnicamente della lallazione; ta-ta-ta, la-la-la, pa-pa-pa: produciamo dei piccoli nuclei di suoni composti in genere da una vocale e una consonante. In queste fasi ascoltiamo i suoni che ci circondano e cerchiamo di imitarli.

Poi, a un certo punto, iniziano a comparire le prime parole. Qualsiasi genitore si aspetta in cuor suo che la prima parola sia quella che indica la mamma o il papà. In qualche modo vogliamo vedere in quell’insieme di suoni la testimonianza di un legame quasi esclusivo che il bambino ha con noi: si tratta di un momento dal forte contenuto simbolico per tutte le neofamiglie.

Non è raro incontrare l’orgoglio di uno dei due genitori per il fatto di essere stato il prescelto per la prima parola compiuta del figlio. Ecco, ma oltre alla poesia che senza dubbio caratterizza questo momento, le prime parole dei bambini sono in genere mamma e papà per motivi non solo affettivi, ma soprattutto linguistici. Eccone almeno tre.

L’imitazione

Come accennavamo, i bambini ascoltano i suoni che li circondano e li imitano. Non stupisce così che le prime parole siano quelle che descrivono i genitori.

Pensate, infatti, a quante volte ripetiamo mamma o papà ai nostri figli nei primi mesi. L’unica altra parola che i bimbi piccoli sentono con altrettanta frequenza è il loro nome che, infatti, è un’altra delle prime parole che articolano.

E attenzione perché non è detto che i bambini piccoli pronuncino la parola mamma o papà riconducendoli consapevolmente ai genitori. Magari la usano per imitazione, appunto, ma non visualizzano nella loro mente voi.

Un discorso forse diverso vale invece se la prima parola, invece di papà, è pappa: i suoni coinvolti sono gli stessi salvo il cambio dell’accento e l’intensità della p che non è scempia – come si dice tecnicamente – ma geminata; ma in questo caso forse la parola viene pronunciata proprio in quanto segnale per ricevere del cibo e soddisfare quindi un primordiale bisogno primario.

Suoni più semplici di altri

Il secondo motivo è più legato all’articolazione dei suoni. Abbiamo accennato qui come produciamo i suoni che compongono le parole. Il nostro apparato fonatorio si allena a produrre determinati fonemi, ma comprensibilmente alcuni sono più semplici di altri da produrre.

Fra quelli più facili per il nostro apparato fonatorio da poppanti ci sono le vocali e in particolar modo la a che è uno dei pochi fonemi presenti in tutte le lingue del mondo. Subito dopo ci sono i suoni consonantici bilabiali, cioè quelli che richiedono l’uso delle labbra. La m e la p appartengono proprio a questo gruppo. E se guardiamo attentamente, molte lingue del mondo ricorrono al primo suono, ad esempio, per descrivere la mamma: mom in inglese, matka in polacco, maan in hindi, maika in serbo, maman in francese, madre in spagnolo.

Brevità

Due sillabe, in alcune lingue solo una: come vediamo dal piccolo elenco appena citato, le parole che indicano la mamma e il papà sono molto brevi. Anche questo le rende più adatte a candidarsi come prime parole. Pensate se il papà venisse indicato con la parola catarifrangente; hai voglia a ripeterla prima che il pupo la pronunci.

(Nell’immagine una scena del film Senti chi parla).