Bongo la, anche tu senti vongola? Ecco perché

Bongo cha cha cha spopola, ma molti italiani continuano a sentire e cantare vongola: c’è un motivo scientifico

Bongo la, bongo cha cha cha. Così inizia la canzone che sta spopolando nell’estate 2021 grazie anche a TikTok. Un nuovo successo, alla tormentone di Baby K? Macché, questa canzone ha l’età delle nostre nonne: è stata, infatti, una hit di Caterina Valente già nel 1959, una fra le prime a introdurre nel nostro Paese i ritmi dell’America latina.

Al di là della sua storia, da un punto di vista linguistico c’è un aspetto molto curioso. Lo avrete sperimentato sulle vostre orecchie: prima di leggerne il testo, ad alcuni di voi sarà parso di sentire come prima parola vongola. E invece no, le prime due parole sono bongo la.

Perché sembra invece che il testo si apra con il nome di un mollusco bivalve? Dunque, un attimo di pazienza. In questo articolo abbiamo provato a sintetizzare il modo in cui parliamo ogni giorno da un punto di vista fisico-meccanico. L’aria passa in alcune parti del nostro corpo che assumono forme particolari e poi entrano in gioco lingua, labbra e denti. Insomma, c’è molta anatomia e fisica dietro tutto ciò.

In questo processo dovete sapere che alcuni suoni che ci sembrano molto diversi sulla carta, cioè quando li scriviamo, sono in realtà molto simili. È il caso di p e b o c e g: in entrambe queste coppie di suoni, l’unica differenza è la vibrazione o meno delle corde (o meglio pliche) vocali.

Anche nel nostro caso, tra bongo la e vongola la somiglianza è notevole ma non al livello dei casi appena citati. Sì, perché i suoni b e v sono effettivamente piuttosto simili.

Esiste una sottodisciplina chiamata fonologia generativa che descrive – semplificando molto – i suoni che produciamo con dei tratti, delle caratteristiche a cui antepone semplicemente un + o un -. Ecco, guardate un po’ i tratti dei due suoni in questione.

V: +consonantico, -nasale, -compatto, +grave, +sonoro, +continuo

B: +consonantico, -nasale, -compatto, +grave, +sonoro, -continuo

Come potete facilmente notare, i due suoni che separano vongola da bongo la sono identici tranne che per un tratto. Nello specifico, ciò che li differenzia è l’ostacolo che incontra l’aria nella loro articolazione: la v non ne incontra – tecnicamente è una consonante fricativa -, mentre la b viene pronunciata chiudendo le labbra e viene chiamata infatti consonante occlusiva.

C’è anche da dire che le labbra in questi due casi fanno un movimento diverso: nella v quello inferiore (mai fatto caso che labbro è maschile, mentre al plurale diventa femminile?) si avvicina al profilo degli incisivi superiori, un fatto questo che le dà la classificazione, per l’appunto, di labiodentale. Nella b, invece, le labbra si serrano, inserendola nelle consonanti bilabiali (a cui appartiene anche la m).

Quindi, in definitiva, se sentite vongola, non vi preoccupate: siete totalmente giustificati.

(Foto: unsplash.com).