Diffusi a macchia di leopardo nel sud Italia, proprio qui è nata la cultura letteraria albanese, poi esportata in Albania
Nella Giornata internazionale della Lingua Madre, abbiamo deciso di dedicare una piccola serie ad alcune curiosità che riguardano le lingue che si parlano in Italia. Già, nel territorio del nostro Paese, non si parla solo italiano, ma anche quelli che per comodità definiamo dialetti e lingue che istintivamente non assoceremmo all’Italia. Fra queste ci sono il ladino, che no, non è il risultato di un refuso sulla parola latino, il walser, che nulla c’entra con il walzer, l’albanese e il greco. E poi ancora, fra le comunità linguistiche riconosciute dalla legge 482 del 1999, troviamo il franco provenzale, il catalano, il friulano, il sardo e il tedesco.
Senza addentrarci nella complessa definizione di minoranza linguistica, in questo articolo grazie a Fiorenzo Toso, professore ordinario di linguistica generale all’Università di Sassari e uno dei massimi esperti di minoranze linguistiche in Italia, cerchiamo di capire come sia possibile che in Italia ci siano interi comuni in cui moltissimi abitanti parlano albanese. Non è un caso – raramente i toponimi, cioè i nomi dei luoghi, lo sono – se in Sicilia c’è un comune che si chiama Piana degli Albanesi.
«Le più numerose comunità albanofone si trovano in Calabria, ma ce ne sono anche alcune in Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e Campania. A Villa Badessa in Abruzzo, invece, si è smesso di parlarlo nel corso della seconda metà del Novecento. I comuni albanofoni presentano una distribuzione a macchia di leopardo perché gli albanesi erano profughi in fuga dall’invasione turca del 1400 e si sistemarono dove trovavano le condizioni migliori» ci spiega Toso.
C’è poi un aspetto sorprendente che riguarda la lingua scritta. «La cosa curiosa è che la cultura letteraria albanese è nata in gran parte in Italia, in un certo senso: al tempo dell’impero Ottomano, infatti, l’Albania non aveva una propria tradizione culturale di rilievo e i primi a scrivere l’albanese furono proprio coloro che si erano stanziati nel nostro Paese. Spesso i modelli letterari sono stati poi esportati dall’Italia verso l’Albania».
Gli albanofoni italiani si capiscono oggi con gli albanofoni che vivono in Albania? C’è una discreta comprensione, complice anche un’evoluzione tendenzialmente lenta dell’albanese. Lo stesso non può dirsi, ad esempio, del catalano di Alghero che «è invece quasi incomprensibile per chi abita oggi in Catalogna; lo stesso accade fra i dialetti germanici in Italia in rapporto al tedesco» conclude Toso.
Per approfondire questi argomenti consigliamo il volume di Fiorenzo Toso: Le Minoranze Linguistiche in Italia (il Mulino).
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