Si chiama anche cravattino ma preferiamo in genere papillon: ecco l’origine di questo accessorio spiegata da chi se ne intende
Tornate a casa e nella buca delle lettere trovate una busta diversa dalle solite dell’Enel. Scartate e brivido: un invito a una serata pazzesca, tutta champagne e gente di super classe. Per l’abbigliamento stavolta le scarpe da ginnastica non vanno bene. Qui serve lo smoking; ok, ce l’avete, così come le scarpe lucide. Manca solo quell’accessorio con quel nome francese. Ah, sì: il papillon.
Siamo portati ad attribuire la paternità del cravattino ai cugini d’Oltralpe. Ma la cravatta di fatto è stata resa nota dai francesi, ma ideata altrove.
«Tra le varie teorie in merito all’origine del papillon, una più diffusa ne fa risalire l’origine al XVII secolo (il Seicento, ndr)» ci spiega Raffaele Stella Brienza, in arte Mani del Sud; lui di papillon se ne intende assai: da anni crea e commercializza delle piccole opere d’arte (guardate la gallery qui sotto), realizzate con materiali sia “poveri” sia pregiati. «Si ipotizza, infatti, che in quegli anni i mercenari croati legassero la camicia a fiocco tramite una sciarpa e che i francesi, innamoratisi subito di quell’accessorio, ne trassero spunto chiamandolo cravate».
Perché cravate direte voi? Qui c’è stato un fraintendimento derivante dal fatto che croati di fatto in croato si scrive hrvati, con quella h che si legge come c dura e un po’ aspirata (con il tempo impareremo a chiamare i suoni con il loro nome!). La somiglianza nel suono ha fatto sì che la parola che indicava la provenienza del popolo venisse traslata sull’oggetto.
Il successo di questo accessorio fu piuttosto intenso. Tanto che «parlando della cravatta, nel saggio Il Trattato della vita elegante, Honoré de Balzac dà qualche suggerimento sulla cravatta a farfalla, mentre più tardi, nel 1886, il papillon esordisce al rinomato Tuxedo Club di New York, diventando espressione di una sofisticata eleganza».
Papillon in italiano è una riduzione del francese cravate papillon. Infatti, si tratta a tutti gli effetti di una cravatta annodata in un modo particolare. Abbiamo delle alternative lessicali per questo accessorio, fra cui cravattino e farfallino, ma in genere optiamo per il prestito lessicale di lusso (se non sapete cosa sia e vi interessa, potete scoprirlo qui). Un prestito che in realtà resta in famiglia (linguistica); sì, perché papillon deriva dal latino papilio, farfalla per l’appunto.
Anche grazie alla Butterfly di Puccini «il papillon nel 1904 entra a far parte del vocabolario comune italiano». Non solo: questo accessorio «ha anche avuto connotazioni simboliche per diversi gruppi ideologici; in Italia è stato un simbolo attribuito ai futuristi, comunisti, anarchici e rivoluzionari in genere».
Oggi sopravvive però più che altro nel mondo della moda. E se a quella festa volete un outfit da grido, ricordate che «quando il dress code lo richiede il papillon deve essere abbinato all’abito, seguendo i rigorosi canoni dell’eleganza. Ad esempio, con lo smoking si indossa nero (da cui l’espressione black tie), in raso o seta lucida accompagnato alla fascia. Per una serata in frac invece sarà bianco in piqué come il gilet» conclude Stella Brienza.
(Tutte le foto: © Mani del Sud).