L’email professionale continua a essere un mezzo di comunicazione fondamentale, in cui misuriamo gran parte della nostra competenza linguistica
Ogni giorno ogni essere umano si sveglia e sa che dovrà comunicare. Il problema – se così vogliamo chiamarlo – è il modo in cui, più o meno consapevolmente, sceglie di farlo.
Lo vediamo ogni giorno che questa scelta ha delle conseguenze: determina quanto chiaro è il messaggio che vogliamo trasmettere, ma anche quale sarà l’atmosfera che si crea con il nostro interlocutore che, semplificando all’osso, può essere cooperativa o conflittuale. Finché ci troviamo nel primo caso, va tutto bene; ma quando si delinea il secondo scenario cosa accade?
I toni si scaldano, nascono frizioni, scintille, litighiamo, ci insultiamo, arriviamo addirittura alle tanto minacciate vie legali. Succede; non abbiamo bisogno di studi scientifici per rendercene conto. La lingua non ci aiuta solo a mettere in comune delle informazioni, fa (nel senso letterale del verbo talvolta) molto di più.
Uno dei contesti comunicativi più scintillanti (inteso qui come «che genera scintille») è quello professionale. Un mio caro amico spesso ripete che moltissimi lavori apparentemente diversi fra loro si riducono in realtà – è una semplificazione, non vogliatecene – a scrivere e-mail. A ben vedere non si tratta di un’esagerazione: la maggioranza dei lavori che si svolgono davanti a un pc ha tra le attività più ricorrenti proprio la scrittura – incredibile a ben pensarci, non è vero? – di testi veicolati grazie alla tecnologia digitale.
Abbiamo l’impressione che gran parte della comunicazione professionale si sia spostata su piattaforme come WhatsApp e questo è senza dubbio in parte vero. Ma ciononostante il numero di email inviate e ricevute ogni giorno nel mondo continua ad aumentare a ritmo sostenuto e quelle che dominano la casella degli “officiai” provengono soprattutto da colleghi e superiori.
Le e-mail aumentano in modo esponenziale, quindi, e con esse le occasioni per creare frizioni con ciò che scriviamo.
Anche per questo motivo da oggi dedicheremo una serie di articoli a questa singolare forma di scrittura che per molti di noi è un vero e proprio calvario. Le e-mail importanti, quelle che incidono seriamente sul nostro presente e futuro professionale, sono oggetto di lunghe elucubrazioni, di numerose revisioni, di dubbi atroci. E meno male, aggiungerei (vedremo poi il perché).
Come già per la serie Come si dice/scrive, anche qui useremo un titolo fisso seguito dall’argomento trattato nel pezzo. Un piccolo pensiero per questo nuovo anno, affinché sia più sereno anche da un punto di vista comunicativo.
(Foto: unsplash.com).