In occasione della festa delle donne abbiamo tirato fuori qualche curiosità linguistica su tre parole che ruotano intorno al gentil sesso
8 marzo, tempo di festeggiare le signorine. La festa della donna è una ricorrenza indispensabile – per quanto odiata dalle mimose – in una società che è ancora lontana dal concetto di uguaglianza dei sessi.
Non ci addentriamo però in questioni che poco si addicono a Linguinsta. No, in occasione di questa festa vogliamo pensare piuttosto ai termini che ruotano intorno all’essere umano di sesso femminile per tirarne fuori qualche storia sfiziosetta.
Donna
Beh sì, ovvio, partiamo da qui. Chi ha frequentato un liceo dovrebbe ricordare vagamente l’origine di questa parola. Ciò che ci importa sottolineare è che nel corso degli anni c’è stato un cambiamento di significato (o semantico per i più linguinstini).
Sì, perché in latino domina, da cui deriva l’italiano donna, indicava chi aveva un certo potere sociale ed economico. Significava più precisamente signora, padrona ed è curioso che l’italiano contemporaneo usi la figlia di questo termine latino per indicare “generalmente” le donne. Non succede lo stesso, infatti, in altre lingue neolatine: pensate al francese femme o allo spagnolo mujer.
E giusto per capire come cambia il suono delle parole nel corso degli anni, rapida spiegazione: del domina(m) latino il primo suono a lasciarci le piume è quella m finale. Poi è il turno della i che, non avendo la protezione dell’accento, stira pure lei: domna, ci siete? Qui succede che quella n diventi prepotente assai, prenda la m e le faccia venire una crisi d’identità. Risultato: pure quella si pensa una n (tecnicamente si parla di assimilazione) e così siamo arrivati alla parola che usiamo oggi.
Femmina
Questo termine ha assunto in alcuni contesti una sfumatura un po’ negativa forse, complice anche la nostra tradizione letteraria, stilnovistiin testa. Certo, la usano i bambini molto spesso, ma se avessi una moglie e le dicessi «sei una femmina affascinante» forse mi guarderebbe in modo torvo. Non è così però in alcuni italiani regionali del sud Italia, dove femmina non è percepito negativamente come in altre regioni.
Facendo un passo indietro nel tempo, in realtà anche in latino usavano questo termine con una sfumatura particolare; evocava cioè soprattutto i tratti corporei e sessuali della donna.
Moglie
Con moglie la faccenda diventa ancora più incasinata. Sì, perché moglie è arrivato in italiano dal latino mulier che significa donna. Sì, sembra un non-sense. E per incasinare ancora di più, possiamo aggiungere che il concetto di moglie era trasmesso in latino da uxor che in italiano si è conservato in parole “colte” come uxoricidio. Quindi, mulier veniva usato grossomodo con i significati (e le sfumature) che oggi diamo al termine donna. Peccato che la storia linguistica non abbia semplificato le cose e l’evoluzione del termine latino indichi non la donna, quanto la moglie. Non è successo lo stesso in spagnolo, dove mujer deriva evidentemente da mulier e indica lo stesso pezzo di realtà.
(Foto: unsplash.com).