Brindisi e cincin costellano feste, matrimoni e cene. Ecco spiegato brevemente cosa significano queste parole
Durante le feste, i matrimoni e le cene importanti ne facciamo assai di brindisi. Una parola anche carina nel suono con tutte quelle i, no? Ma al di là della fonetica, questa parola che diamine significa e da dove arriva?
Non è una parola di origine latina, diciamolo subito. No, arriva dal tedesco – che è una lingua germanica – e per la precisione da due paroline che significano lo porto a te; il sottinteso include in questo caso dapprima il saluto, poi il bicchiere, venendo a significare insomma bevo alla tua salute.
Prima di approdare nella nostra lingua, questo sostantivo ha fatto una sosta in Spagna dove esiste brindis. Non è un fatto raro: molto spesso le parole viaggiano in diversi paesi; in alcuni si trovano bene, ricevendo il favore dei parlanti, e si stabilizzano. In altri casi, dopo essere arrivate, muoiono (che immagine triste, lo so).
Attenzione, perché il brindisi come storia linguistica non ha niente a che vedere con l’omonima città pugliese. Brindisi non è la capitale dei brindisi, per intenderci. Il suo nome, infatti, arriva dal latino Brundisium la cui origine riporta alla testa di cervo. E guardando dall’alto il porto di questa città vi accorgerete che la sua ramificazione può effettivamente ricordare la testa di questo animale.
Quando in Italia brindiamo, inoltre, spesso diciamo cincin; questo piccolo rito è talmente istituzionalizzato che ormai cin o cincin è proprio sinonimo di brindisi: «facciamo un cin?». Molti di noi sono consapevoli che questa parola ci deriva dal cantonese, il cinese standard. Sapete però che cosa significa a Pechino? Ch’ing in cantonese significa prego ed è una formula di cortesia. Oggi, se volessimo fare un gioco, è un po’ come se avvicinando i bicchieri (attenzione: quelli di classe non li fanno tintinnare, ma se vi piace, chissefrega) dicessimo pregoprego.
(Foto: unsplash.com).
Michele Razzetti