Dall’università al lavoro, tutte le porte che spalanca l’IELTS

Nella quinta puntata di LinguENsta abbiamo cercato di mettere a fuoco il valore distintivo di una certificazione linguistica come l’IELTS

Si chiama per esteso International English Language Testing System, ma tutti noi lo conosciamo con il suo noto acronimo, IELTS. Sì, oggi nel quinto appuntamento della nostra serie LinguENsta, sviluppata in collaborazione con il British Council Italia, ci occupiamo proprio di questa che è probabilmente la certificazione linguistica più diffusa nel mondo, pensata per tutti coloro che intendono studiare o trasferirsi per lavoro in un Paese dove l’inglese è la o una delle lingue materne, fra cui il Regno Unito, gli USA (dove curiosamente però non è lingua ufficiale), l’Australia e il Canada.

Purtroppo, spesso quando sogniamo di trasferirci in uno di questi Paesi, sottovalutiamo l’importanza della preparazione linguistica. Pensiamo, ad esempio, ai molti giovani che prendono un aereo alla volta della terra dei canguri. Possiamo essere il migliore architetto del mondo, ma se non abbiamo un livello alto di inglese, difficilmente troveremo lavoro in uno studio australiano. Di più: senza un documento che certifichi il nostro livello linguistico, è improbabile perfino che il nostro curriculum – in Australia lo chiamano resume – venga preso in considerazione per posizioni dove l’interazione, scritta e orale, è un tassello fondamentale della quotidianità.

Restando in Australia, proprio l’inglese zoppicante di molti italiani che vi si recano con grandi speranze, fa sì che nei primi mesi spesso ci sia solo un settore che li accoglie: quello dell’hospitality, cioè essenzialmente bar e ristoranti dove giovani laureati si ritrovano – non è una vergogna, anzi – a fare i camerieri o i lavapiatti.

Com’è strutturato l’IELTS

Molti ci si sono imbattuti e già lo sanno: le sezioni di cui si compone l’esame che fornisce questa certificazione sono quattro e coincidono con quelle che in linguistica vengono spesso indicate come competenze passive (lettura, ascolto) e attive (produzione scritta e parlata). Ognuna di queste riceve un punteggio da 1 a 9 e la media dei quattro punteggi produce quello generale della certificazione.

Per accedere come studente a un ateneo di un paese anglofono è sufficiente in genere un voto intorno al 6/7; inutile dire che per approcciarsi invece a lavori socialmente molto elevati, come quello della ricerca accademica, è richiesto invece un voto più elevato. I punteggi 9 e 8, in particolare, secondo le tabelle ufficiali della certificazione descrivono l’expert user – cioè chi ha una padronanza completa, nonché un uso accurato, fluente e appropriato della lingua – e il very good user, il cui livello è analogo al precedente ma con qualche imprecisione occasionale. Se volete sapere quale punteggio è richiesto dall’istituzione in cui sognate di lavorare o studiare, potete consultare questo sito.

Perché proprio la certificazione dell’IELTS?

Qualche numero ci aiuta a comprendere l’importanza di questa certificazione: nel mondo sono oltre 10mila le realtà che lo riconoscono e utilizzano come parametro selettivo, di cui circa un terzo solo negli Stati Uniti d’America. Si calcola, inoltre, che ogni anno siano 3 milioni i test IELTS sostenuti, in circa 140 paesi.

La versione Academic dell’IELTS è solitamente quella più richiesta dagli istituti formativi e dalle università di tutto il mondo. Dalla Harvard University a quelle di Cambridge e Oxford nel Regno Unito fino alla Stanford University e alle Princeton, Yale e MIT University negli Stati Uniti, i punteggi IELTS sono prerequisiti essenziali per accedere a percorsi di studio che sono spesso il preludio di carriere importanti; gli atenei più prestigiosi accettano nei propri programmi di laurea, master e dottorati solo studenti che abbiano totalizzato un punteggio minimo pari a 6.5 o addirittura 7 (che corrisponde al livello C1 del quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue).

Su questa certificazione abbiamo chiesto un parere a Irene Manca, Director Exams del British Council in Italia, che conferma che «IELTS è il test ufficiale e più accreditato per le procedure di accesso ai più prestigiosi istituti formativi del mondo e anche per l’immigrazione in paesi quali l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e la Gran Bretagna. Sono poi numerose le agenzie governative e di collocamento e molti gli organismi professionali in Europa che riconoscono nei risultati IELTS il requisito d’ingresso per attestare la conoscenza dell’inglese. Senza voler intimorire nessuno, è indubbio che si tratta di un esame altamente sfidante anche per chi già possiede una buona competenza della lingua inglese; di qui l’importanza di una adeguata e costante preparazione per sostenerlo. Suggeriamo spesso di predisporsi a questa fase preparatoria con ampio anticipo, indicativamente dai 12 ai 14 mesi prima dell’inizio del corso di studio estero, e di “allenarsi” tanto insieme a insegnanti competenti e specializzati oltre che tramite le molte risorse disponibili anche online, fra cui il nostro strumento di preparazione individuale gratuito Road to IELTS».

(Foto: unsplash.com).