Nel discorso al Senato nel passaggio sulla parità di genere il neopremier ha fatto ricorso all’aggettivo farisaico, ecco cosa significa
«Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge». Così Mario Draghi nel suo discorso per chiedere la fiducia al Senato ha espresso il suo commento nei confronti di una misura, le quote rosa, che da anni fa discutere, nonostante alcuni meriti innegabili le debbano essere riconosciuti.
Poi continua, insistendo sulla necessità di lavorare sullo scarto salariale fra uomini e donne, che ancora oggi zavorra il nostro panorama lavorativo. Non solo: insiste anche sull’urgenza di potenziare il welfare così che «permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro».
Tutte intenzioni assolutamente sacrosante, ma che a noi di Linguinsta interessano soprattutto per il ricorso a un aggettivo che non tutti conoscono. Già, nella prima frase che abbiamo citato, il neopremier usa farisaico. Vediamo i punti di domanda spuntare sulla fronte di molti di voi, quindi dedichiamo una breve incursione linguistica a questo aggettivo che usiamo con una frequenza piuttosto bassa.
Certo, anche chi non ha grande intuizione linguistica intravede che c’entrano i Farisei, uno dei movimenti politico-religiosi più influenti nella Giudea ai tempi in cui visse Cristo, con cui entrarono in conflitto. Ecco, in primo luogo questo è l’aggettivo che fa riferimento a questa sorta di setta il cui atteggiamento venne associato a una certa ipocrisia e a formalismo. Come si legge anche sul portale della Treccani, «la setta fu condannata da Gesù e dal cristianesimo primitivo per il suo eccessivo formalismo».
Da questo tratto quindi nell’aggettivo si è scalfita un’accezione figurata che ha conservato solo le sfumature semantiche negative: oggi significa così ipocrita o legato alla forma più che alla sostanza.
Calato nel contesto della frase di Draghi, quindi, il rispetto farisaico di una norma significa aderire a una legge senza però fare ciò che è necessario davvero affinché l’obbiettivo che quella legge si propone – cioè la parità di genere – sia davvero raggiunto.