Fra galli e cavalli: l’origine del cocktail

Ecco cosa c’entrano questi due animali con l’origine dell’anglicismo cocktail, che spesso utilizziamo quando usciamo con gli amici

Vi siete mai interrogati sul significato in italiano della parola inglese cocktail? Chi mastica un po’ questa lingua germanica sa che la parola chiama in causa tail che significa coda e cock che, oltre a indicare in senso traslato l’organo sessuale maschile, sta per gallo.

Coda di gallo, quindi. Curioso, no? Bene, come ha ricordato recentemente lo scrittore Stefano Massini nella sua nuova videorubrica quotidiana su Repubblica, Parole in corso, l’origine di questo termine ci porta nel mondo dei cavalli.

Già perché cocktail nell’Ottocento era utilizzato negli Stati Uniti d’America per indicare i cavalli imbastarditi. Un modo dispregiativo per indicare cavalli “inadeguati” al nobile – e fruttuoso – mondo delle corse.

cocktailed (horse) «cavallo cui è stata parzialmente tagliata la coda, che si raddrizza come quella di un gallo», da cui «cavallo bastardo» (in quanto tale operazione non veniva fatta su cavalli di razza).

Treccani

Ecco, questa connotazione negativa è stata utilizzata per definire anche la miscela di più bevande – spesso entrambe alcoliche – che danno origine a un cocktail. Questo perché inizialmente gli americani erano convinti che queste bevande non potessero competere con i liquori in purezza.

Un settore in espansione

Oggi sappiamo bene che così non è. Anzi, il mondo della miscelazione – noto anche con l’anglicismo mixology – è in continua espansione. Fra le ultimissime novità c’è, ad esempio, MOV, acronimo per Mixology Organics Violet. Una proposta ideata che unisce Iovem, nettare viola da bere miscelato firmato dal bartender campione del mondo Bruno Vanzan, e al bartender campione del mondo Bruno Vanzan e l’Organics Tonic Water di Red Bull, un’acqua tonica che comprende fra i suoi ingredienti concentrato di limone da agricoltura biologica, estratti vegetali e chinino.

Ne risulta un cocktail leggero e armonico, ottenuto con ingredienti naturali, che racconta un mix tra dolce, amaro e secco arricchito dalla presenza di tre grani di pepe bianco. Super adatto anche per Instagram grazie al peculiare colore viola.

Ma abbiamo alternative italiane per cocktail?

Una domanda curiosa. Se provate a inserire la parola cocktail nel dizionario dei sinonimi del Corriere, curato dalla Rizzoli, si scopre che la risposta in senso stretto è negativa. L’alternativa più credibile – tralasciando l’opzione improbabile «stasera vorrei bere un miscuglio» – è drink che però rimane nel recinto degli anglicismi. Con l’uso abbiamo quindi reso irrinunciabile l’inglese per comunicare la nostra volontà di bere una bevanda miscelata.

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