Un esperimento statunitense ha ottenuto risultati interessanti grazie a un software che impara le regole del linguaggio
Diamo così per scontato il linguaggio e la facoltà di parlare che spesso non ci rendiamo conto di quanto siano preziose. Una patologia, un incidente grave o un trauma insuperabile possono però privarcene e per chi vive queste situazioni si aprono scenari molto complessi.
Negli Stati Uniti, però, sembra si sia trovata una possibile soluzione stando a un articolo apparso sulla rivista Nature Neuroscience. Arriva dalla tecnologia digitale e in particolare dall’Intelligenza Artificiale. È stato messo a punto, infatti, un software che intercetta i nostri pensieri – che se non ve ne foste accorti, prendono sempre una forma linguistica, una frase insomma – e riesce a dare loro una forma concreta, traducendoli in suoni.
Le frasi che questo programma riesce a produrre sono semplici da un punto di vista sintattico. Il famoso trio alla base di qualsiasi frase ben scritta: soggetto, verbo e complemento diretto, come quello oggetto. «Luca mangia un panino», «mio fratello parla il tedesco»: frasi di questo genere, per intenderci.
Gli errori ci sono, ma si attestano al 3%, un margine piuttosto basso pensando all’enorme aiuto che può fornire questa tecnologia. Ridotto è invece al momento il vocabolario a disposizione dell’algoritmo che ammonta a circa 250 parole, con l’intenzione però di ampliarlo. Per carità, per chi non può parlare del tutto costituiscono comunque una grazia ricevuta.
Il sistema che sta dietro a questa tecnologia impara alcune regole del linguaggio che noi mettiamo in atto senza rendercene nemmeno conto. Un concetto cruciale è quello del rapporto paradigmatico fra le parole di un sistema linguistico. Semplificando all’ennesima potenza potremmo dire che quando parliamo dopo una determinata parola non può essercene una qualsiasi. Esiste una rosa di possibilità che a seconda dei casi è più o meno estesa.
Facciamo un esempio. Se proviamo a completare con un aggettivo la frase «vicino a casa ho assistito a un incidente…» ci rendiamo immediatamente conto che le possibilità sono ridotte. Certo, qualcuno potrebbe arrivare a definirlo bello, ma qui entriamo in una dimensione psicopatologica. È più probabile invece che si completi questa frase con devastante o grave (anche se questo aggettivo in questo contesto sintattico precede in genere il sostantivo a cui fa riferimento). Ecco, aggettivi come aureo, rugoso, verde sono esclusi dal sistema linguistico stesso in casi come questo e l’intelligenza artificiale riesce a riprodurre, imparando gradualmente, proprio questo tipo di regole.