Perché la parola sposa c’entra poco con l’amore?

L’origine linguistica di sposo e sposa ha ben poco a che fare con l’amore; ecco perché

Alcune parole ci fanno battere il cuore. Matrimonio, sposa e sposo sono certamente fra queste perché hanno una connotazione fortemente romantica. «Oggi quando si pronunciano le parole sposo e sposa, vengono subito gli occhi a cuoricino. Pensiamo subito all’amore e alla festa, a una coppia che desidera stare insieme per tutta la vita» ci conferma Enzo Miccio, esperto di matrimoni che ha reso noto e riconosciuto il mestiere del wedding planner nel nostro paese.

Indubbiamente oggi queste parole fanno venire gli occhi a cuoricino, ma andando indietro nel tempo e alla parola latina da cui sposo e sposa derivano, emerge una realtà meno amorevole. Già perché nell’antica Roma – e per molti secoli a venire – il matrimonio di fatto aveva ben poco a che vedere con l’amore.

Era piuttosto un contratto, un legame combinato. Non è un caso se sposarsi, sposo e sposo derivano in realtà dal verbo latino spondeo che, oltre a promettere (in sposa), significa letteralmente dare garanzie. Sponsus e sponsa erano quindi in un certo senso coloro che avevano dato delle garanzie. Se ci pensate la stessa radice latina è alla base di un altro termine che ancora oggi utilizziamo, sponsor, che comunica in modo più trasparente la sua origine etimologica legata al denaro. Non solo: la donna chiesta in sposa in latino veniva anche chiamata pacta, cioè pattuita. L’impegno a sposarsi si materializzava in un anello che si indossava – e indossa tuttora – all’anulare perché si pensava che da questo dito partisse una vena che conduceva dritta al cuore.

Attenzione perché a Roma queste parole designavano i fidanzati prima del matrimonio (è ancora così in alcune regioni italiane). Dopo il fatidico sì, lo voglio, la moglie veniva indicata con il termine uxor (da cui l’italiano uxoricidio) la cui origine riporta di nuovo a un’idea commerciale del matrimonio. È, infatti, l’unione di due parole: una radice armena che significa proprio acquistare e soror che sta per compagna o sorella; uxor veniva così a descrivere una compagna acquistata (con il matrimonio).

Per secoli dopo la caduta dell’Impero Romano il matrimonio è rimasto nella maggior parte dei casi un modo per sistemare patrimoni ed espandere i propri possedimenti (grazie ai terreni che la sposa portava in dote). Poi la faccenda è cambiata. «E meno male che è cambiata, altrimenti pensa che tristezza!» commenta Miccio. «Mi ricordo che qualche tempo fa ho visto una serie televisiva, La Cattedrale del Mare, ambientata nella Barcellona medievale. Lì si vedono storie d’amore in cui la donna viene utilizzata per ricevere favori, con padri che vendevano le proprie figlie per sistemare la propria situazione economica. C’era addirittura la possibilità che la sposa, prima di essere data al futuro marito, potesse essere “concessa” a un cavaliere o a un nobile: una situazione davvero allucinante» conclude Miccio.