Molto spesso hanno più di un nome: abbiamo raccolto un po’ di esempi da nord a sud
Un ragionamento logico e lineare vorrebbe che gli abitanti di un luogo avessero un solo nome. Torinesi a Torino, baresi a Bari, stop, finita lì. Molto spesso però così non è. Esistono infatti quelli che tecnicamente si chiamano etnici suppletivi, cioè delle alternative, una sorta di soprannome che richiama fatti specifici.
In alcuni casi hanno a che vedere con gli antichi nomi di quella città. Un esempio piuttosto emblematico – anche se in realtà non si tratta di un suppletivo, ma del nome principale – è quello di Ivrea. I suoi abitanti derivano il loro nome dall’antico nome del nucleo urbano, Eporedia (che in parte deriva dalla parola che in indoeuropeo indicava i cavalli); chi abita a Ivrea, in provincia di Torino, è chiamato di fatto eporediese.
In altri casi i nomi aggiuntivi derivano da elementi geografici che finiscono per identificare gli abitanti: un fiume, un lago o una montagna. Nel caso di Venezia, la laguna fa sì che i suoi abitanti siano chiamati anche lagunari.
Anche i santi patroni ci mettono lo zampino in alcune occasioni: i novaresi possono essere così chiamati anche gaudenziani, i bolognesi, petroniani. Infine, possono influire sui suppletivi etnici anche personaggi storici o folkloristici.
Non è raro che alcuni di questi soprannomi siano diventati celebri grazie al linguaggio giornalistico del Novecento. Nella gallery qui sotto trovate alcuni esempi relativi alle principali città italiane: da Milano a Catania, raccontateci se anche gli abitanti del vostro paese hanno più di un nome.
Lettura consigliata sul tema: Che cos’è un soprannome; Enzo Caffarelli, Carocci.